Sogno o son desto?

Sogno o son desto?

Non sarebbe esatto definire Sogno o son desto? il primo gioco che abbia inventato, nemmeno escludendo quelli da bambino. Le cronache regolari sono venute prima, ma credo che questo manualetto sia stato il primo ad avermi attirato verso la scrivania con l’intento di creare qualcosa che avesse vita propria; al di là dell’utilizzo che ne avrei potuto fare. Insomma, dopo aver provato tanti giochi altrui sentivo il desiderio di ricambiare il favore, lasciando aperta la porta del solito gruppo di amici perché una mia idea potesse andare a pascolare per il mondo.

Così, nei primi mesi del 2007, ho cercato di pensare a un gioco che potesse essere accessibile per tutti: per i veterani e per i curiosi, per chi preferisce il tavolo e chi non può fare a meno dell’interpretazione dal vivo. Dopo averlo provato con i soliti noti e avergli dato qualche altra martellata, ho portato Sogno o son desto? con me all’Ambercon 2007; del resto non occupava molto spazio in macchina e si era già dimostrato un buon compagno di giochi. E, meraviglia delle meraviglie, il meccanismo ha funzionato anche con dei perfetti sconosciuti ed è stato così anche l’anno seguente, al Festival del Fumetto di Novegro e alla convention Mi ci gioco la calza.

E’ stato strano assistere a storie molto diverse, alcune davvero demenziali, altre con una vene drammatica, ma tutte ambientate nel mondo dei sogni. Di solito, più che da narratore, ho fatto da capro espiatorio, rivestendo i panni del Sognatore che veniva tormentato dai frutti della propria immaginazione, interpretati dagli altri giocatori.

Basta, non aggiungo altro: sappiate solo che sono affezionato a questo giochino, quindi cercate di trattare bene questo manualetto con tutte le sue ingenuità.


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